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Sclerosi multipla: uno studio sul ruolo genetico del ferro

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E’ stato pubblicato sulla rivista medica BMC Medical Genetics un interessante studio intitolato “I polimorfismi nei geni codificati per legare il ferro e il trasporto delle proteine sono associati con la disabilità, la gravità e la progressione precoce nella sclerosi multipla“.

Secondo alcuni ricercatori italo-americani, coordinati dal dr. Donato Gemmati dell’Università di Ferrara, il coinvolgimento/squilibrio del ferro è fortemente sospetto nell’eziopatogenesi della sclerosi multipla (SM), ma il suo ruolo è piuttosto dibattuto. I depositi di ferro circondano le vene nelle lesioni del cervello nella sclerosi multipla, aumentando le concentrazioni locali di metalli nel parenchima cerebrale come documentato con la risonanza magnetica e con studi istochimici. Al contrario, il sovraccarico sistemico di ferro non è sempre osservato. E’ stato espolorato il ruolo dei polimorfismi comuni a singolo nucleotide (SNPs) nei principali geni dell’omeostasi del ferro in pazienti con SM.


Sono stati studiati, con il metodo del pirosequenziamento, 414 casi di SM [recidivante-remittente (RR), n = 273; progressiva, n = 141, di cui: secondaria (SP), n = 103 e primaria (PP), n = 38], e 414 controlli sani abbinati. Sono stati valutati cinque SNPs in 4 geni: emocromatosi (HFE: C282Y, H63D), ferroportina (FPN1:-8CG), epcidina (HepC:-582AG), e transferrina (TF: P570S).

Il genotipo FPN1-8GG era sovrarappresentato in tutta la popolazione con SM (OR = 4,38, 95% CI, 1,89-10,1; P <0,0001) e un rischio simile è stato trovato tra i pazienti con forme progressive. Al contrario, il genotipo HEPC -582GG era sovrarappresentato solo nelle forme progressive (OR = 2.53, 95% CI, 1,34-4,78, p = 0.006) in modo che le SP e PP rispetto alla RR hanno prodotto risultati significativi (P = 0,009). Per quasi tutti gli SNPs, il punteggio di disabilità della SM (EDSS), il punteggio di gravità (MSSS), così come l’indice di progressione (PI) ha mostrato un significativo aumento confrontando gli omozigoti rispetto agli individui portatori di altri genotipi: HEPC -582GG (EDSS, 4.24+/-2.87 vs 2.78+/-2.1; P=0.003; MSSS, 5.6+/-3.06 vs 3.79+/-2.6; P=0.001); FPN1-8GG (PI, 1.11+/-2.01 vs 0.6+/-1.31; P=0.01; MSSS, 5.08+/-2.98 vs 3.85+/-2.8; P=0.01); HFE 63DD (PI, 1.63+/-2.6 vs 0.6+/-0.86; P=0.009). Infine, i portatori di HEPC -582G avevano una probabilità significativamente più alta di passare alla forma progressiva (HR = 3,55, 1,83-6,84; log-rank p = 0,00006).

Al termine dello studio, secondo gli autori, i polimorfismi nei geni codificati per legare il ferro e il trasporto delle proteine, in presenza di sovraccarico locale di ferro, potrebbero essere responsabili della gestione sub-ottimale del ferro. Questo potrebbe spiegare la significativa variabilità peculiare dei fenotipi della sclerosi multipla, in particolare nel rischio e nella progressione della SM, aprendo la strada ad applicazioni farmacogenetiche personalizzate nella pratica clinica.


COMMENTO:
Questo studio, a cui hanno collaborato anche il prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e il dr. Fabrizio Salvi (Responsabile del Centro il Bene dell’Ospedale Bellaria di Bologna) offre una lettura molto interessante sul ruolo genetico legato al ferro nella sclerosi multipla e si integra con gli studi sull’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) nella sclerosi multipla (SM) che stanno dando lustro alla ricerca del nostro paese, nonostante le controversie innescate da alcuni neurologi poco aperti a nuove teorie che ribaltino il credo imparato ai banchi all’Università.

Ma la Medicina va avanti e gli atteggiamenti di chiusura, che tanto ricordano il “riflesso di Semmelweis“, non solo utili né alla scienza né ai malati…

Fonte: http://www.biomedcentral.com/1471-2350/13/70/abstract


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